Una spia tra di noi by Ben Macintyre

Una spia tra di noi by Ben Macintyre

autore:Ben Macintyre [Macintyre, Ben]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


Nel sostenere Philby, Elliott pretendeva scuse formali per il modo in cui l’interrogatorio era stato condotto. L’MI6 stava «contrattaccando»67, ricordò Liddell cupamente, con Elliott a guidare l’assalto.

Ancora deciso a strappare una confessione a Philby, l’MI5 si rivolse a un uomo che, sotto ogni aspetto, era l’opposto di Buster Milmo. William «Jim» Skardon, ex ispettore della polizia metropolitana, era il responsabile della sezione A4 per la sorveglianza e aveva la fama di essere il «piú grande esperto del paese»68 nell’arte dell’interrogatorio. Skardon era mite e modesto, sfoggiava una lobbia, un impermeabile, un’espressione contrita e un paio di umidi baffi. Parlava bisbigliando, con un sussurro sibilante e riservato, e guardava di rado negli occhi. Se Milmo faceva leva sull’intimidazione e sulla voce grossa, Skardon si insinuava nella mente altrui in modo astuto e subdolo. Nel gennaio del 1950 era riuscito a far confessare Klaus Fuchs, il fisico nucleare che lavorava come spia per i sovietici, guadagnandosi la sua fiducia durante lunghe passeggiate in campagna e pacifiche conversazioni in pub rurali. Skardon scopriva la verità per gradi, ponendo quelle che sembravano essere sempre le stesse domande, solo con qualche ingegnosa variazione, finché il suo obiettivo non inciampava e facendolo rimanere invischiato nelle proprie bugie. Philby conosceva bene Skardon e la reputazione di cui godeva. Cosí, quando quell’uomo curvo, mellifluo e apparentemente insignificante bussò alla sua porta a Heronsgate e chiese di poter entrare per una tazza di tè, Philby si rese conto di navigare ancora in cattive acque.

Mentre i due uomini fumavano la pipa, Skardon sembrò passare, piuttosto casualmente, da un argomento all’altro, con un «atteggiamento al limite del ricercato»69. Piú tardi Philby ricordò di aver fiutato, ed evitato, «due piccole trappole»70, ma si chiese con angoscia se ce ne fossero state altre di cui non si era accorto. «Niente avrebbe potuto essere piú lusinghiero del suo caloroso interesse per il mio punto di vista e le mie azioni»71. Skardon dichiarò a Guy Liddell che il suo giudizio sulla colpevolezza di Philby «rimaneva aperto»72. Fu la prima delle numerose visite che Skardon avrebbe fatto a Kim Philby nei mesi successivi per sondarlo e pungolarlo, con umiltà e cortesia, intelligenza e implacabilità Poi, nel gennaio del 1952, con la stessa rapidità con cui erano iniziati, gli interrogatori di Skardon terminarono, lasciando Philby «in sospeso»73 e incerto su quanto il detective avesse scoperto. «Non so che cosa avrei dato per leggere le sue conclusioni»74 scrisse. Di fatto il rapporto finale di Skardon dimostrò che il fascino di Philby aveva avuto la meglio sulla falsa bonarietà del detective. Quest’ultimo dovette ammettere che le ore trascorse con lui gli avevano lasciato «un’impressione molto piú favorevole del previsto»75. Le accuse contro Philby erano «indimostrabili»76, concluse. Kim riebbe il suo passaporto.

«Le indagini proseguiranno, e un giorno la prova definitiva della sua colpevolezza [...] potrebbe essere trovata»77 dichiarò l’MI5. «Dovremmo presumere a tutti gli effetti che Philby sia stato una spia sovietica durante il suo servizio nel SIS». L’MI6 si oppose energicamente: «Riteniamo che le accuse contro Philby non siano



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